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Ospedale San Giacomo: come la Regione Lazio ha sottratto impunemente un bene pubblico

Ospedale San Giacomo: come la Regione Lazio ha sottratto impunemente un bene pubblico

In questi giorni di emergenza sanitaria, in cui anche un solo posto letto di Terapia Intensiva in più potrebbe fare la differenza per salvare una vita umana, non può non venire in mente lo scempio della Sanità pubblica perpetrato negli ultimi anni.
In particolare, mi colpisce una storia: la chiusura dell’Ospedale San Giacomo in Augusta (o “degli Incurabili”) nel cuore di Roma.
Ed oggi, la sua mancata riapertura proprio quando si allestiscono tende davanti ad altri Ospedali per far fronte appunto all’improvviso aumento di posti di urgenza.
Facciamo un passo indietro nella storia: l’Ospedale San Giacomo è stato fondato nel 1339 e nel 1515 è diventato un Arciospedale per il ricovero degli “incurabili”.
Nel 1584 il Cardinale Anton Maria Salviati finanzia radicali lavori di ristrutturazione, l’Ospedale assume l’attuale ed imponente forma ad H e nel tempo viene costruito il Teatro anatomico e potenziato il servizio chirurgico.
Nel 1870 l’Ospedale diviene sede dell’insegnamento Universitario.
Dal 1929 il San Giacomo diventa Ospedale di Pronto Soccorso.
Nel 1970 si procede ad una nuova e radicale opera di ristrutturazione ed alla costruzione di un modernissimo reparto ortopedico traumatologico.
A marzo 2007 il Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo avvia un piano di risanamento della Sanità nel Lazio che prevede la chiusura dell’Ospedale San Giacomo e la creazione di un nuovo Ospedale nella zona Talenti di Roma.
Nonostante ciò tra il 2007 ed il 2008 nell’Ospedale vengono eseguiti importanti lavori di ristrutturazione – per circa 12 milioni di euro.
E, sorprendentemente, subito dopo la ristrutturazione, con legge 11 agosto 2008 n. 14 il Presidente Marrazzo – appena nominato Commissario ad Acta della Sanità – delibera la chiusura dell’Ospedale San Giacomo entro il 31 ottobre dello stesso anno 2008.
Per quale motivo l’Ospedale viene chiuso così in fretta e nel silenzio generale ?
Da voci di corridoio si apprende che l’immobile sarebbe stato venduto per creare un residence di lusso e che i soldi della vendita sarebbero stati destinati a risanare il deficit della Regione Lazio.
I dipendenti – sostenuti anche dai tanti pazienti della struttura sanitaria – si oppongono con forza e cercano un dialogo per evitare la chiusura ma questa avviene, inesorabilmente, il 31 ottobre 2008.
I dipendenti vengono trasferiti in ordine sparso sul territorio e, in alcuni casi, demansionati. I pazienti abbandonati al loro destino.

La città di Roma perde l’unico Pronto Soccorso del Centro Storico.
Unica voce che si leva a tutela dell’Ospedale e, di fatto, ne blocca la vendita è quella dell’erede del Cardinale Salviati, Maria Oliva Salviati, che ritrova il testamento del suo antenato in cui era stato istituito un vincolo di destinazione d’uso sul bene, che imponeva l’esistenza dell’Ospedale.

A marzo 2019 si apprende dai giornali che la Regione Lazio ha adottato un provvedimento per il conferimento dell’immobile del San Giacomo al fondo immobiliare “i3- Regione Lazio” e si grida alla svendita nonché al rischio speculazione.

Per 669 anni, dal 1339 al 2008, il San Giacomo è stato l’Ospedale di riferimento del Centro Storico di Roma. Poi all’improvviso ed in soli due mesi viene chiuso, subito dopo una ristrutturazione costata ben 12 milioni di euro di soldi pubblici, senza un preventivo piano di gestione del personale e dei malati ospitati dalla struttura sanitaria, senza un organo di controllo o una forza politica che abbia vigilato sull’intera vicenda.

Dal 2008 ad oggi l’Ospedale è presidiato dalla vigilanza pagata dalla Regione Lazio, non è stato venduto, non è stato riconvertito, resta “in attesa di essere svenduto”.
Ed anche oggi in piena emergenza Coronavirus, resta chiusa una struttura nel centro storico di Roma che potrebbe ospitare migliaia di persone.

Ma non è finita qui.

Il Cardinale Salviati aveva donato alla città di Roma, oltre che l’Ospedale San Giacomo (con il quale aveva garantito ai cittadini romani la tutela della salute), anche il Collegio Salviati per l’istruzione dei giovani orfani.
Anche in questo caso l’immobile è sito nel cuore di Roma, in Via della Guglia / Piazza Capranica, di fronte a Palazzo Montecitorio.

Proprio al fine di rispettare la volontà del donante, quando ricoprivo la carica di Segretario Generale ISMA, avevo richiesto ed ottenuto di realizzare nell’immobile un Asilo Nido, che avrebbe potuto accogliere anche bambini disagiati ed orfani.
Per la realizzazione dell’asilo, l’ISMA nel 2009 è risultata vincitrice di un bando pubblico della Regione Lazio per ottenere un Finanziamento Regionale e subito dopo ha formalizzato la collaborazione con il Comune di Roma per l’istituendo asilo.

In data 06/12/2013, la prima seduta della Conferenza dei Servizi si conclude con l’assenso di tutti gli enti, salvo alcune piccole modifiche di carattere architettonico.
Ma anche in questo caso l’opera a favore dei cittadini romani non s’ha da fare.

Dopo pochi mesi, vengo destituita senza nessuna motivazione scritta e vengo sostituita per “esigenze di urgenza” da altro Segretario Generale che in data 19/06/2014, solo due mesi dopo il suo insediamento, mi invia una nota in cui comunica di aver interrotto l’iter per la realizzazione dell’asilo nido in via della Guglia, nonostante io fossi ancora il RUP e la procedura fosse quasi conclusa.

Ed anche in questo caso, l’unica voce che si alza a tutela del bene è sempre la Salviati, che in data 25/07/2016 minaccia la rivendica dell’immobile in un’intervista pubblicata su “Il Tempo”, e che l’11/09/2017 invia una pesante Diffida a varie autorità sul rispetto delle volontà testamentarie del donante, che sono state definitivamente violate proprio con la cessazione del progetto di apertura dell’Asilo Nido.

Inoltre, la sede dell’ex Collegio Salviati, sempre dopo la mia destituzione, è stata oggetto di un vergognoso accordo tra ISMA e amministrazione del Senato, con la quale si è concesso a quest’ultimo di avere il possesso del bene gratuitamente dal 1/1/2018 fino al 31/05/2029.

Video: La distrazione del patrimonio immobiliare

Anche in questo caso, l’accordo non è stato oggetto di alcun controllo da parte della Corte dei Conti, né della Regione Lazio, e nessuna forza politica è intervenuta in modo netto a tutela del bene e dei servizi a cui quel bene era e dovrebbe essere destinato per effetto del vincolo imposto dal donante.

Riassumendo:
il San Giacomo ha curato ininterrottamente cittadini romani dal 1339 al 2008 ed ora – in piena emergenza sanitaria – resta chiuso, ma si continuano a sprecare soldi pubblici per la vigilanza di un immobile non più destinato a fini pubblici da oltre 12 anni.
Il Collegio Salviati è occupato a titolo gratuito da Senatori ospiti non paganti, proprio in un momento in cui l’emergenza sanitaria sta prendendo sempre più i tratti di una crisi economica, che potrebbe ridurre in povertà intere famiglie di italiani.

E tutto tace.
Siamo tutti a casa, ma possiamo leggere e comprendere meglio alcuni meccanismi perversi che impoveriscono l’Italia della sua vera ricchezza: il suo Patrimonio.
Il Patrimonio italiano viene deprezzato e svenduto a favore di lobby di potere, evidentemente talmente trasversali che nessuna forza politica si fa carico di interrompere queste distrazioni, realizzate in modo strategico con il mancato controllo delle Istituzioni preposte, la mancata repressione da parte delle Autorità competenti, sotto i nostri occhi. Inevitabilmente impotenti.
I servizi sociali e sanitari che oggi potrebbero salvare vite umane, vengono chiusi inesorabilmente e nonostante tutto.

Pubblicato su italian-whistleblowers – Themis & Metis

Avv. Maria Capozza

Avvocato Maria Capozza

Povera Patria

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